Traditi dall’alto: il popolo marocchino contro l’alleanza con Israele

Nel cuore pulsante del Marocco si consuma, in silenzio ma con crescente indignazione, una frattura profonda tra il popolo e il potere. Una spaccatura alimentata da una scelta politica che molti cittadini considerano non solo imposta dall’alto, ma anche moralmente e storicamente inaccettabile: la normalizzazione delle relazioni con il regime sionista.
Mentre le piazze delle città marocchine si riempiono a più riprese di voci solidali con il popolo palestinese, esprimendo in massa il rifiuto a ogni forma di alleanza con un potere coloniale e oppressivo, il regime continua imperterrito a rafforzare i suoi legami politici, economici e soprattutto militari con Israele. Il tutto nel silenzio imbarazzato, o forse complice, di molte istituzioni.
Il presidente dell’Osservatorio Marocchino contro la Normalizzazione, Ahmed Ouihmane, ha lanciato a inizio giugno un grido d’allarme che risuona come un atto d’accusa: “La normalizzazione militare e di sicurezza con Israele è un attentato diretto alla sovranità del Marocco, un tradimento delle nostre radici e un pericolo reale per la sicurezza del Paese”. Secondo Ouihmane, il Marocco non è più libero di decidere: è diventato ostaggio di agende straniere, strumentalizzato da interessi imperialisti e sionisti.
E il prezzo da pagare è alto. La penetrazione israeliana non si limita ai rapporti diplomatici. Si infiltra nella tecnologia, nell’agricoltura strategica, nel mercato immobiliare, fino a tentare di riscrivere la narrazione culturale e identitaria marocchina. “Assistiamo a un processo di sionizzazione che tenta persino di riscrivere la storia degli ebrei marocchini e di penetrare nei programmi scolastici e negli ambiti religiosi”, denuncia Ouihmane. Non è più solo una questione di politica estera, ma un attacco diretto alla memoria collettiva e all’anima del popolo marocchino.
Lo scandalo più recente, e forse il più sconcertante, è la partecipazione dell’esercito israeliano alle esercitazioni militari sul suolo marocchino. Ouihmane non usa mezzi termini: “È una vergogna nazionale, morale e militare. È come addestrare le nostre truppe sotto la guida di criminali di guerra, gli stessi che bombardano Gaza e uccidono bambini”.
Per il popolo marocchino, che sin dalla firma degli accordi di normalizzazione ha espresso una chiara e massiccia opposizione, questa alleanza rappresenta una frattura insanabile tra la nazione e il regime. “Il popolo ha gridato che la Palestina è un dovere e la normalizzazione è un tradimento”, ha ricordato Ouihmane, “ma il governo continua a ignorare questo rifiuto collettivo, dimostrando un pericoloso scollamento tra Stato e società”.
Le manifestazioni popolari, le marce milionarie, le campagne civiche, e le iniziative legali a livello internazionale contro i crimini israeliani testimoniano una società civile viva, resistente e in prima linea contro la vergogna della normalizzazione. Eppure, come ha denunciato l’Osservatorio contro la Normalizzazione, questa mobilitazione incontra oggi la repressione sistematica. Attivisti perseguitati, movimenti ostacolati, campagne criminalizzate.
Anche Mohamed El Ghaffari, coordinatore della Fronte Marocchina per il Sostegno alla Palestina, ha condannato con forza “la partecipazione dell’esercito israeliano alle manovre militari in Marocco”, definendola “un affronto diretto alla dignità del popolo marocchino e un avanzamento inquietante della penetrazione sionista nello Stato”.
Non si tratta solo di solidarietà verso il popolo palestinese – che pure resta forte, inossidabile – ma anche di autodifesa nazionale, perché la presenza israeliana sul territorio marocchino, secondo gli oppositori, mina la sovranità del Paese e apre la strada a nuove forme di colonizzazione: quella tecnologica, ideologica, culturale.
Il popolo marocchino, che ha sempre sostenuto le cause giuste e opposto resistenza all’ingiustizia, si trova oggi a difendere se stesso da una deriva imposta, per nulla condivisa, per nulla legittimata. Il grido “no alla normalizzazione” non è un semplice slogan: è una rivendicazione di dignità, un appello alla coerenza, alla memoria e alla giustizia.
Il Marocco ha una storia di resistenza e solidarietà. Rinnegarla oggi significa dissolversi in un presente senza coscienza e in un futuro senza sovranità.